Il '900

Il Novecento è un periodo di grandi eventi per il Friuli, ma sui quali non ci dilunghiamo in sede generale perché di comune conoscenza. Il primo conflitto mondiale ha visto il Friuli in prima linea sul fronte della Carnia e dei Carso. Le genti friulane hanno conosciuto la rotta di Caporetto e la condizione di profughi, sradicati violentemente dalla propria terra. Tra le due guerre la dittatura, se ha portato alcune bonifiche litoranee e la creazione di qualche complesso industriale, ha però mortificato il mondo culturale locale nelle sue istanze etniche e ha soppresso le libertà democratiche.
La seconda guerra mondiale ha visto i Friulani compiere il loro dovere con eroica abnegazione e nel periodo della Resistenza il Friuli ha conquistato il suo diritto a vivere in una società libera e civile. Non sono mancate anche ombre e infine il dolore della perdita dei territori orientali.

Oggi il Friuli, divenuto regione a statuto speciale, conosce uno slancio industriale notevole e la drammatica vicenda dei terremoto, che tanti danni e vittime ha mietuto, sta venendo superata da una fase di rinascita e di ricostruzione. Il Friuli ha trovato in tutto il mondo, nella sua calamità, la mano generosa di amici che lo hanno aiutato a risorgere. Lungo sarebbe il discorso sulla storia artistica e letteraria dei Friuli, che annovera tanti uomini illustri. Nel contesto generale della storia friulana è ora opportuno passare al discorso su Majano, che, date le premesse, risulterà meglio collocabile e più chiaro.

MAJANO NEL SECOLO SCORSO

Con l'arrivo delle truppe francesi all'insegna del fatidico programma: libertà, uguaglianza, fraternità, un soffio di novità e di vita percorre il Friuli assonnato e a Majano scompare la struttura medioevale protrattasi fino ad allora. La località di Majano diviene centro comunale per tutte le borgate che la circondano: San Tomaso, Susans, Pers, con Sant'Eliseo, San Salvatore, Casasola, Comerzo, Tiveriacco, Farla. L'aggregazione a Majano di alcune borgate avviene in modalità e tempi diversi. Lo stemma comunale con il fascio è dei 1867 e non ha nulla a che vedere con analoghe insegne di una passata dittatura.
A San Tomaso i segni del passaggio napoleonico erano ancora visibili sulla facciata della chiesa nei primi anni dei Novecento: erano buchi e screpolature prodotti dalle fucilate tra Austriaci e Francesi nel 1809. Patrioti maianesi partecipano ai moti dei 1848 e dei 1864. Stefano Bortolotti fu garibaldino nel 1859. Nella seconda metà dell'Ottocento sorgono nel Comune attività lavorative diverse da quelle agricole di quasi tutta la popolazione residente. Si aprono fornaci, si scavano torbiere, si impostano opere pubbliche, mentre nei comuni vicini sorgono industrie, che iniziano a strappare un quantitativo di braccia alla diaspora friulana nei paesi stranieri.
La gente di Majano emigra in maggioranza nel Centro Europa: Austria, Baviera, Ungheria, Romania. Il paesaggio majanese è ancora quello del Settecento: case padronali con portali in pietra, casucce povere, una borgata come quella dei Pisperc (via dei Colle) rimasta fino al terremoto dei 1976, dalle caratteristiche tipiche di un mondo lontano con i suoi ballatoi di legno e i suoi fogolars, quasi un pezzo di Carnia.

MAJANO NEL SECOLO XX

Il secolo attuale vede Majano emergere sempre di più con le sue atttività e la sua volontà di crescita sociale e civile. Si frequentano all'inizio dei secolo le scuole di arti e mestieri di San Daniele e Gemona. Nel 1925 a Majano, in una stanza dei Municipio, si istituisce la classe V elementare. Prima della guerra del 1914-18 viene fondata la Società Operaia di mutuo soccorso ed istruzione, che potrà attuare il suo programma solo a conflitto terminato, ma che esiste e opera tuttora.
Tra le due guerre la vita di Majano e frazioni non si discosta da quella dei Friuli in genere. Dal 1943 al 1945 la Resistenza conosce nella zona pagine di lotta e di sangue. A Majano i capi delle divisioni partigiane Garibaldi e Osoppo si incontrano per accordarsi finalmente in un'azione unitaria, dopo incomprensioni e cruente lacerazioni. Al termine del conflitto inizia un progresso industriale rapido, che trasforma l'ambiente e imprime maggior dinamismo alla vita Cittadina. Le amministrazioni portano a termine un vasto programma di opere pubbliche: il nuovo Municipio, le nuove scuole, la strada Susans-Majano, la Rettifica dei Ledra, l'acquedotto centrale.
Accanto alle scuole elementari e medie compare l'istituto Stringher. Nel 1976 ecco il terremoto rullare cupamente nella notte del 6 maggio e riproporsi minaccioso a settembre. 130 morti e un'immensità di distruzioni, tende e baracche, stabilimenti danneggiati formano un quadro difficilmente dimenticabile per chi ha visto e vissuto. Oggi la fase di ricostruzione è terminata. E' tra le opere di rinascita il nuovo plesso scolastico e il centro residenziale per gli anziani rivelano la collaborazione fraterna di chi ha capito il dramma di Majano e della sua gente.