La prima guerra mondiale

Questo lento progresso economico conosce però ben presto una profonda battuta d’arresto nel biennio antecedente lo scoppio della prima guerra mondiale. Tra 1913 e 1915 la crisi si presenta generalizzata: i pochi commerci con l’estero sono pressoché bloccati, l’agricoltura versa in condizioni tutt’altro che rosee, mentre le poche iniziative promosse da consorzi e privati nella Bassa friulana, specialmente bonifiche e messa a coltura di nuovi terreni, si inseriscono in un contesto di condizioni economico-sociali troppo disastrate per poter essere modificate nel breve periodo. Questo quadro sommario presenta un veloce disegno della delicata e precaria situazione in cui versava tutto il Friuli, specialmente la Bassa pianura, alle soglie del primo conflitto mondiale. L’inizio delle ostilità trova in generale nella massa della popolazione un atteggiamento riservato e fortemente avverso alla guerra, e un’idea diffusa di essa come “tremenda calamità” per un territorio povero e da sempre terra di passaggio e campo di battaglia di numerosi eserciti. Sarà proprio lungo il confine fra Friuli ed Austria che si combatteranno alcune delle battaglie fondamentali dell’intero conflitto.

Sul territorio di Gonars verranno insediati un ospedaletto militare e un campo di aviazione, che sarà base d’appoggio di importanti azioni degli aerei militari italiani contro il territorio austro-ungarico. Una di queste in particolare è ricordata a Gonars nel monumento all’Aviazione: l’imponente bassorilievo in bronzo, realizzato nel 1968 dall’artista friulano Gigi Di Luca, ricorda l’azione di guerra del 18 febbraio 1916 del Magg. pil. Oreste Salomone, che, unico superstite dell’equipaggio del suo bombardiere “Caproni”, riuscì ad effettuare un atterraggio di emergenza nel campo di aviazione di Gonars.

La disfatta di Caporetto dell’ottobre 1917, che farà piombare l’intero territorio friulano nelle mani degli eserciti degli Imperi Centrali, aggraverà a dismisura gli effetti già tragici della guerra.

La fine del conflitto consegna ai friulani, stremati e costernati dagli anni bellici, un territorio devastato: il 50% della superficie agraria è inutilizzabile, il processo di industrializzazione interrotto e riportato ai livelli di più di trent’anni prima, la popolazione decimata, soprattutto nelle sue fasce più produttive, e votata, date le condizioni di estrema povertà e le quasi inesistenti prospettive lavorative, alla disoccupazione o all’emigrazione. Il comune di Gonars non fa eccezione in questo contesto e se da un lato vede lo svilupparsi di alcune piccole aziende artigiane, dall’altro subisce anch’esso il fenomeno dell’emigrazione. Ma la fine del conflitto porta importati cambiamenti sociali, primo fra tutti il dissolvimento del mondo ottocentesco con tutti i suoi privilegi e le sue prerogative. Lo si nota soprattutto nei territori agricoli della Bassa friulana dove, per la congiunta spinta di lavoratori cattolici e socialisti, viene attuata l’abolizione della mezzadria e di tutti quei patti colonici ad essa affini, così gravosi per il mondo dei contadini e dei braccianti.

Riferimenti bibliografici

Nel suo 50. anniversario : Capua, 2 febbrario 1968 / [a cura di Ignazio, Pietro e Lorenzo Campanino]. - Caserta : Grafiche Russo, [1968]. - Tit. di copertina: Oreste Salomone : la prima medaglia d'oro al valore militare dell'aeronautica