Le risorgive

L'attuale struttura della pianura friulana è il risultato di un insieme di eventi che si sono verificati in un arco di tempo lunghissimo e che hanno avuto come protagonista principale il ghiaccio. Nel periodo che va da un milione a circa diecimila anni fa (Pleistocene), l'Europa è stata interessata da cinque glaciazioni. Gli strati di ghiaccio erano molto consistenti: nelle valli alpine lo spessore superava a volte i 1.000 metri e variazioni di temperatura di pochi gradi erano sufficienti per sciogliere grandi quantità di ghiaccio e liberare enormi volumi d'acqua. In Friuli, il ghiacciaio tilaventino (del Tagliamento) nella sua massima espansione giunse a pochi chilometri da dove ora si trova Udine.

Durante il suo ritiro, questo ghiacciaio diede origine a tre cerchie moreniche e alla parte più recente della pianura friulana. L'acqua di scioglimento portò infatti il materiale di smantellamento delle montagne a valle, depositandolo gradualmente in base al suo peso: prima gli elementi più pesanti (ciottoli, ghiaia, sabbie), poi quelli più leggeri (argille, limi).

Gli elementi più pesanti danno origine a un deposito estremamente permeabile che si lascia attraversare da piogge e corsi d'acqua. Questa è la zona dell'Alta pianura, dove i fiumi, assorbiti dal terreno permeabile, scorrono nel sottosuolo. La Bassa pianura, invece, è costituita da materiale fine e sottile, che si compatta fortemente e rende il terreno impermeabile. Nel sottosuolo l'acqua si muove da monte a valle; raggiunta la Bassa pianura, però, non riesce più a procedere perché i pori tra i vari elementi sono diventati piccolissimi. L'acqua così risale e viene a giorno determinando il fenomeno della risorgiva. Le acque emerse formano numerosi ruscelli, che confluiscono tra loro fino alla formazione dei fiumi di risorgiva.

Il fenomeno delle risorgive determina situazioni peculiari; l'interazione tra acqua e territorio modella il paesaggio e crea una serie di ambiti caratteristici condizionati da temperature, grado di acidità, contenuto di sali e di conseguenza anche di specie di flora e fauna; nelle zone di risorgiva si possono perciò individuare molti habitat diversi.

I fenomeni di risorgenza vengono alla luce in depressioni del terreno e possono presentarsi come semplici affioramenti di acqua tra la ghiaia (lamai), oppure nella forma di conche circolari chiamate olle, oppure ancora come fontanai quando vi sono delle cavità più profonde.

Le cavità sorgentizie tendono ad invecchiare con gli anni, a causa del progressivo accumulo di sostanza organica, la cui decomposizione è rallentata dalle condizioni di sommersione. Così tendono ad un naturale progressivo interramento e si vengono a creare le condizioni tipiche delle torbiere. Le zone di torbiera hanno un terreno perennemente imbibito di acqua e sono ricche di specie vegetali rare, che sono oggi in pericolo di estinzione. Il terreno è caratterizzato dall’accumulo avvenuto nei secoli di fibre vegetali dal colore bruno-nerastro, che un tempo venivano utilizzate come combustibile povero, oggi più che altro come terriccio in floricoltura.

Un habitat contiguo alle torbiere è quello dei prati umidi, sommersi dall’acqua solo in alcune stagioni dell’anno. Qui troviamo un terreno più stabile, con maggiore portanza che consente lo sviluppo di una vegetazione ricca di graminacee e di piante che in primavera rallegrano la vista con le loro fioriture colorate.

Anche una lieve variazione altimetrica può portare ai prati asciutti, caratterizzati da una lunga stagione estiva arida e popolati da specie comuni anche ai prati di pianura e montani.