La flora del Parco

Olle

 

Le dimensioni, la profondità e il fondale delle olle condizionano anche il tipo di vegetazione all’interno e intorno ad esse.

Nelle acque limpide affioranti si sviluppano specie vegetali che vivono sul pelo dell’acqua o in condizione di sommersione: alcune prediligono acque più ferme, altre si ancorano sul fondo con i lunghi steli e restano fluttuanti nella parte sommitale, resistendo alla forza della corrente.

Le piccolissime lenticchie d’acqua (Lemna minor) possono formare delle vere e proprie praterie galleggianti, creando così un ambiente favorevole allo sviluppo di larve di insetti e di piccoli crostacei, che a loro volta costituiscono nutrimento per anfibi e piccoli animali.

La vegetazione caratteristica attorno alle olle più profonde e ampie è il falasco (Cladium mariscus), specie erbacea, perenne, alta anche fino a  due metri, che costituisce formazioni molto dense e fitte chiamate marisceti. Quando l’affioramento dell’acqua è molto basso, invece, compare il giunco nero (Schoenus nigricans), pianta caratteristica per i suoi cespi folti e per il colore nero dei suoi fiori.  In natura, ogni volta che ci sono situazioni ambientali con carattersitiche intermedie, è possibile trovare entrambe le specie. 

Torbiere

 

Le torbiere si formano nelle zone di depressione intorno alle olle e sono caratterizzate da un perenne ristagno idrico. Ciò determina particolari condizioni che consentono la colonizzazione solo da parte di alcune specie vegetali ed animali, molte delle quali in via di estinzione.

Nella prima fascia che cinge la olla, accanto al giunco nero (Schoenus nigricans) cresce  l’erucastro (Erucastrum palustre), chiamato anche cavolo di palude. È una specie endemica della Bassa pianura friulana, cioè presente a livello mondiale solo in quest’area.

A testimonianza del passato geologico della zona sono rimaste delle specie che hanno colonizzato l’area in epoca glaciale. Sono le specie microterme, che ritroviamo in areali a clima alpino o nel nord Europa. Soparvvivono in queste zone grazie all’azione rinfrescante delle acque di risorgiva. Fra queste ricordiamo la Primula farinosa e l’Eriophorum latifolium.

La Pinguicula alpina e la Drosera rotundifolia sono piante carnivore, che nelle condizioni di scarsa disponibilità di nutrienti, caratteristica delle torbiere, hanno sviluppato degli adattamenti per incrementare la quantità di azoto e fosforo per la crescita. Esse infatti catturano insetti o piccoli invertebrati, che poi digeriscono mediante la secrezione di specifici enzimi, prodotti in genere dalle foglie.

A primavera fioriscono le orchidee; tra le più diffuse si ricorda l’Orchis militaris, in friulano scarpon, che è in fiore tra maggio e giugno e ha tonalità cariche e variabili dal porpora al rosa.

Prati

 

Tipico dei prati umidi è il molinieto, che prende il nome dalla gramigna liscia (Molinia coerulea), robusta graminacea cespitosa che raggiunge il metro di altezza e porta all’apice una spighetta violacea. Nel molinieto troviamo anche numerose altre specie, che arricchiscono con le loro fioriture colorate il fascino di questi luoghi, in particolare nei mesi di aprile, maggio, giugno e settembre. Fra questi il gladiolo palustre (Gladiolus palustris), il giglio dorato (Hemerocallis lilioasphodelus), la cui fioritura dura un giorno solo, il giaggiolo siberiano (Iris sibirica), la genziana mettimborsa (Gentiana pneumonanthe).

Anche diverse specie di orchidee trovano nei terreni umidi buone condizioni per il loro sviluppo.

A volte è sufficiente un lieve innalzamento del terreno perché vengano meno le condizioni di umidità e ci si trovi di fronte ad un prato asciutto. I prati asciutti sono stati i primi ad essere convertiti in coltivazioni, tuttavia alcuni sono rimasti fino a noi, o perchè inclusi in aree di più difficile coltivazione o perchè circondati da zone umide. La composizione floristica tipica riprende molte specie già presenti nei molinieti a cui si aggiungono specie tipiche dei prati dell'alta pianura. Fra queste ricordiamo le graminacee termofile come la barba d'oro (Chrysopogon gryllus), o il forasacco (Bromus erectus) e numerose leguminose tra cui il Trifolium montanum. Laddove si trovano piante di erica (Calluna vulgaris), si è in presenza di una acidificazione del suolo.

Boschi

Lungo le rogge e i corsi d’acqua si sviluppano i boschi ripariali, una fascia di limitata ampiezza caratterizzata ancora da specie ben adattate alla vicinanza dell’acqua. Qui si trovano diversi salici, come il salice bianco (Salix alba) e il salice ripaiolo (Salix eleagnos). Ci sono inoltre pioppi  (Populus alba, Populus nigra), ontani (Alnus glutinosa, Alnus incana) e diversi arbusti. Tra questi: la frangola (Frangula alnus), il biancospino (Crategus monogyna), il sambuco (Sambucus nigra) e il nocciolo (Corylus avellana).

In tempi antichi, le pianure alluvionali dell’Europa centro-meridionale, e quindi anche la Bassa pianura friulana, erano ricoperte da un bosco planiziale, un bosco cioè di pianura, che costituiva una copertura continua con i boschetti ripariali. Nei secoli il bosco planiziale è stato per lo più convertito in terreno agricolo e oggi rimangono solo alcuni frammenti di bosco a farnie (Quercus robur), carpini bianchi (Carpinus betulus), frassini (Fraxinus excelsior) e aceri (Acer campestre).